Avellino
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- Scritto da La Redazione
Avellino è un comune italiano di 56.242 abitanti, capoluogo della provincia omonima in Campania. La città è situata nel cuore di una grande conca dell'Appennino Campano dominata dai massicci montuosi dei Picentini e del Partenio ed è circondata a sud-ovest dal monte Faliesi e a nord-est dal Montevergine, il più importante e famoso monte del Partenio, meta di pellegrinaggio per venerare la Madonna di Montevergine nel Santuario benedettino del XII secolo, posto sul monte a 1272 m.
Avellino è attraversata da alcuni corsi d'acqua: il Rigatore, il San Francesco ed il Fenestrelle, affluenti del fiume Sabato, oggi molto impoveriti ed in parte interrati.
I dintorni del centro urbano sono rigogliosi di vegetazione: prevale la coltura della nocciola, le pregiate "nocciole avellane".
Storia
Abellinum romana
Il nucleo originario della città, Abellinum, si formò in prossimità dell'odierna Atripalda a circa 4 km dal centro di Avellino. Fu conquistata dai Romani nel 293 a.C., che la sottrassero al dominio dei Sanniti nella sanguinosa battaglia di Aquilonia, durante le Guerre sannitiche che si verificarono tra il 343 a.C. e il 292 a.C. Sotto il dominio di Roma la città cambiò più volte denominazione (nell'ordine: Veneria, Livia, Augusta, Alexandriana e Abellinatium).
La posizione geografica ha agevolato la nascita dei primi insediamenti: sin dall'antichità la valle del Sabato ha costituito una via naturale tra l'Irpinia e il Sannio.
Nell'89 a.C. Silla occupò Pompei, Ercolano, Stabia, Eclano, Abella e Abellinum. Abellinum non costituiva ancora un vero e proprio centro urbano. Furono le truppe di Silla ad avviare l'edificazione di una vera città. Il Cardo e il Decumano, tipici elementi urbanistici romani, la suddividevano in quattro quadrati, ognuno dei quali conduceva alle quattro porte esterne.
La città medievale
Scorcio dei ruderi del Castello Longobardo
Dopo che i Longobardi determinarono la fuga di parte (tesi minoritaria) o di tutti (tesi prevalente) gli abitanti di Abellinum, questi si dispersero sul territorio circostante. Parte di essi cominciò ad aggregarsi sulla collina Selleczanum, oggi nota come Terra, originando la nuova città di Avellino su uno sperone di tufo. Per secoli "intra civitatem" ed "intra moenia" coincisero, visto che la città di Avellino, all'epoca un piccolo borgo, era ricompresa entro il ristretto spazio in cima alla collina tufacea. Ciò perché invasioni, terremoti e pestilenze frenarono notevolmente la crescita demografica.[9] L'arrivo dei Normanni pose Avellino al centro di importanti avvenimenti: nel 1137 Innocenzo II e Lotario III nominarono Duca di Puglia Rainulfo di Alife, il conte di Avellino, per il contributo dato per fermare i primi tentativi di conquista del neoeletto (1130) Re di Sicilia Ruggero II. Due anni dopo, però, in seguito all'improvvisa morte di Rainulfo, con la città rimasta senza l'appoggio di Papa e Imperatore, Ruggero II riunificò il Regno di Sicilia, annettendovi il Ducato di Puglia e il Principato di Capua. Nei decenni successivi, la città passò al conte Riccardo dell'Aquila, dunque ai Paris, ai Sanseverino, a Simone di Montfort, ai del Balzo, ai Filangieri de Candida, fino a diventare feudo dei Caracciolo, negli anni dal 1581 al 1806.
Feudo dei Caracciolo
Durante la signoria dei Caracciolo la città conosce una lunga stagione di crescita demografica, di espansione urbanistica e di progresso economico. In questo periodo, si afferma la produzione della lana: i pregiati panni di Avellino dal tipico colore azzurro carico. Il commercio troverà una sede monumentale nella Dogana dei grani. Durante il primo secolo della loro Signoria, i Caracciolo ampliarono il Castello fino a farne diventare un punto di riferimento per poeti e viaggiatori. La peste del 1656 costituirà nulla più che una battuta d'arresto. Nel '700, infatti, la città comincia ad assumere l'odierna conformazione urbana: i principi Caracciolo abbandonano il Castello, si trasferiscono in una nuova residenza, il Palazzo Caracciolo, attuale sede dell'amministrazione provinciale, e avviano i lavori per la creazione del corso principale della città.
La città ottocentesca
Torre dell'orologio e statua di Carlo II d’Asburgo bambino, detto "il reuccio"
Nel 1806 la città di Avellino è nominata capoluogo di provincia del Principato Ultra al posto della vicina Montefusco. Avellino fu sede dei moti del 1820-1821. La diffusione, nel marzo 1820, anche nel Regno di Napoli, della conquista in Spagna del regime costituzionale contribuì notevolmente ad esaltare gli ambienti carbonari e massonici. A Napoli, la cospirazione (la quale non si pose mai l'intento di rovesciare il re, ma solo di chiedere la costituzione) prese subito vigore e coinvolse anche alcuni ufficiali superiori, come i fratelli Florestano e Guglielmo Pepe, Michele Morelli, capo della sezione della carboneria di Nola cui si affiancarono Giuseppe Silvati, sottotenente, e Luigi Minichini, prete nolano dalle idee anarcoidi. La notte tra il 1 e il 2 luglio 1820, la notte di San Teobaldo, patrono dei carbonari, Morelli e Silvati diedero il via alla cospirazione disertando con circa 130 uomini e 20 ufficiali. Il giovane ufficiale Michele Morelli, sostenuto dalle proprie truppe, procedeva verso Avellino dove lo attendeva il generale Guglielmo Pepe. Il 2 luglio, a Monteforte, fu accolto trionfalmente. Il giorno seguente, Morelli, Silvati e Minichini fecero il loro ingresso ad Avellino. Accolti dalle autorità cittadine, rassicurate del fatto che la loro azione non aveva intenzione di rovesciare la monarchia, proclamarono la costituzione sul modello spagnolo. Dopodiché gli insorti passarono i poteri nelle mani del colonnello De Concilij, capo di stato maggiore del generale Pepe. Questo gesto di sottomissione alla gerarchia militare, provocò il disappunto di Minichini che tornò a Nola per incitare una rivolta popolare. Mentre la rivolta si espandeva a Napoli, dove il generale Guglielmo Pepe aveva raccolto molte unità militari, il 6 luglio, il re Ferdinando I si vide costretto a concedere la costituzione. Dopo pochi mesi, le potenze della Santa Alleanza, riunite in congresso a Lubiana, decisero l'intervento armato contro i rivoluzionari che nel Regno delle Due Sicilie avevano proclamato la costituzione. Si cercò di resistere, ma il 7 marzo 1821 i costituzionalisti di Napoli comandati da Guglielmo Pepe, sebbene forti di 40.000 uomini, furono sconfitti a Rieti dalle truppe austriache. Il 24 marzo gli austriaci entrarono a Napoli senza incontrare resistenza e chiusero il neonato parlamento. Dopo l'Unificazione della Penisola tagliò fuori la città dalle principali vie di comunicazione, impedendone lo sviluppo.
I bombardamenti del 1943
Il 14 settembre 1943 intorno alle 11:10 del mattino la città fu pesantemente bombardata dagli Alleati nel tentativo di bloccare la ritirata delle truppe naziste nei pressi dello strategico ponte della Ferriera. Durante l'attacco anglo-americano persero la vita più di 3.000 persone, circa un cittadino avellinese su otto, e furono duramente colpite piazza del Mercato, il palazzo vescovile e alcuni edifici religiosi e abitativi.
Il terremoto del 1980
Per approfondire, vedi la voce Terremoto dell'Irpinia.
Il 23 novembre del 1980, Avellino, ed in particolare molti comuni interni alla provincia, furono colpiti dal Terremoto dell'Irpinia.
Fonte: Wikipedia